Avere le case più fresche senza utilizzare i condizionatori: dal passato le indicazioni da seguire per riuscirci, tutti i dettagli
Sono in tanti a chiedersi se ci sia un modo per avere le case più fresche senza far ricorso ai condizionatori. In tal senso, alcune idee possono arrivare dal passato, con degli straordinari esempi di architettura bioclimatica e di ingegneria.
La scoperta del condizionatore ha cambiato le vita per tantissimi, per un dispositivo che in alcune zone, come gli USA ad esempio, è presente all’incirca nel 90% degli edifici. Numeri minori in Europa e ancor di più altrove, sotto il 10%. Stando, tuttavia, alle stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, si tratta di un numero che sarebbero destinati a quadruplicarsi nell’arco di metà secolo.
L’aria condizionata si lega ad un paradosso, dal momento che una città con tanti condizionatori presenterà di certo edifici maggiormente freschi, ma anche strade già calde. E poi, più fa caldo più cresce l’impiego di tali dispostivi, generando un paradosso, spiega sul tema ogha.it, dal momento che i condizionatori peggiorano le temperature urbane. Ai fini dell’aria condizionata, serve utilizzare tanto l’energia quanto i gas refrigeranti. Nel primo caso, la produzione nel mondo è ancora largamente fatta bruciando i combustili fossili che poi generano emissioni di gas. Il risultato è di intrappolare calore nell’atmosfera. I gas refrigeranti sono gas ad effetto serra.
L’aumento così elevato delle temperature in breve tempo è un aspetto che desta attenzione, sebbene anche in passato si sia dovuto affrontare il problema del forte caldo, con tanti esempi ed idee valide finalizzare a tenere gli edifici freschi anche nei posti più caldi. Un esempio è Yazd, in Iran, con le badghir, le torri del vento. La torre utilizzare feritoie, le quali vanno ad incanalare il vento esterno. Quest’ultimo entra nell’edificio muovendo verso l’esterno l’aria calda, ed immettendo quella fresca.
Non mancano vari design che si adattano al micro clima della località dove sono state costruite, come per esempio in qualche caso il qanat, ovvero una specie di piscina sotterranea che scambia il calore con l’aria.
Gli esempi della tecnologia del passato in grado di raffreddare gli ambienti interni sono però diversi, proprio come a Palermo, riguardo il Castello della Zisa, ad opera dei normanni nel 1164. Varie sono le idee furbe al riguardo, come i camini di ventilazione che lo attraversano per i 3 piani, o ancora grandi teloni inumiditi ed appesi al soffitto. E ancora, aperture in grado di catturare la brezza marina, raffreddata ancor di più dall’acqua della piscina formare e della fontana interna.
Tali esempi fanno parte dei sistemi di raffrescamento passivo, ovvero sistemi che sfruttano le condizioni ambientali per tener freschi gli edifici senza l’impiego d’energia. Esempi come questi si trovano anche nei Trulli in Puglia, all’interno del peristilio delle ville romane e così via.
Passando però al presente, occorre soffermarsi sull’architettura bioclimatica, come la Rajkumari Ratnavati Girls’ School, ideata dallo studio Diana Kellogg Architects nel deserto indiano. Tramite l’impiego di materiali porosi, i jaali, tettoie che fanno ombra, così come una specifica progettazione degli spazi, si mantengono le aule fresche pur nonostante le levante temperature della località.
Altro esempio da poter menzionare, poi, è il centro commerciale Eastgate Centre in Zimbabwe. L’inserimento di tali meccanismi bioclimatici all’interno delle nuove costruzioni è possibile, ad esempio recuperando tecniche di raffreddamento passivo, oppure tramite la sostituzione dei materiali di costruzione.
Un aspetto importante della questione, spiega ohga.it, è spingere i produttori a disegnare condizionatori o altri strumenti maggiormente efficienti sotto l’aspetto energetico, e al contempo proseguire col rinnovare l’isolamento termico degli edifici. Più è alta la capacità di tener fresco dentro e meno è necessaria l’aria condizionata. Tenendo comunque presente che non basterebbe rinfrescare il singolo edificio o le singole casa da tenere più fresche, ma occorrerebbe pensare alle città intere, magari sfruttando proprio l’architettura bioclimatica per la creazione di “condizionatori naturali” grandi come quartieri.
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